Eva quella mattina non aveva proprio voglia di andare a lavoro. Si alzò lentamente dalla sedia, con la sua tazza di latte bollente e scostò la tenda. Fuori un brutto temporale faceva da cornice a quei suoi pensieri tristi e ingarbugliati, ma doveva sbrigarsi. [incipit]
Prese la giacca, dimenticò come sempre l’ombrello e corse giù per le scale. Le gambe erano pesanti ma i pensieri si fecero via via più leggeri. Si sentì improvvisamente pronta. Doveva affrontare il problema una volta per tutte. [Serena Casalini]
Appena salita in auto lanciò una rapida occhiata per controllare che non ci fosse nessuno. Senza mai abbassare lo sguardo infilò la mano nella borsetta. Sentì il calcio della pistola e con il dito sbloccò la sicura. Sorrise. Ora poteva partire. [Augusta Villa]
Ma appena mise in moto, la vettura sbandò contro il marciapiede e si spense. Concitata, si domandava cosa avesse urtato. Non ebbe il tempo di pensare che una luce fastidiosa l’abbagliò. D’istinto si protesse gli occhi con le mani, fu presa da un forte formicolio alle gambe, da farla trasalire. [Ferruccio Valetti]
Era da tempo che si sentiva osservata. Più di una volta aveva trovato dei bigliettini ambigui in ufficio e non aveva ancora capito se a scriverli fosse un uomo o una donna. Ecco perché quel giorno proprio non se la sentiva di andare, e non aveva tutti i torti. [Carla Parolisi]
Cercò di non pensare a ciò che poteva significare la scena di quella notte. Una goliardata? Uno scherzo macabro? Doveva essere così. Ma quei messaggi suggerivano ben altro. Era una testimone. E ora avrebbe preferito il buio dell’anima a quella luce. [Flavio Torba]
Sono state scelte le Tre Righe di Flavio Torba perché permettono di proseguire coerentemente il racconto. Avevamo lasciato Eva con l’auto spenta e una luce che l’abbagliava. Flavio ci suggerisce che è una testimone. Sì, ma di cosa? Cosa aveva visto? Chi le mandava quei biglietti in ufficio? Era in pericolo o qualcuno cercava un accordo per comprare il suo silenzio?
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